La Danza Orientale e l'incontro con l’Europa
- Amira Elena
- 13 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 6 nov 2020
Napoleone e la Campagna d’Egitto
Gli europei scoprono l’esistenza della danza orientale solo a partire dal XIX secolo, attraverso i resoconti degli avventurieri francesi al seguito di Napoleone nella campagna d’Egitto del 1798-1801.
Ai tempi dell'impresa di Napoleone, in Egitto ci sono due tipologie di danzatrici: le awalim e le ghawazi.
Le awalim

Le awalim Il termine “almah”, al plurale “awalim”, viene dalla radice -alm, che significa conoscere e, quindi, il termine almah indica una donna istruita. Grazie all’appartenenza ad un ceto elevato e al loro sapere, queste donne rappresentano una categoria estremamente privilegiata a cui è consentito l’ingresso negli ambiti sociali più esclusivi, tra cui il più riservato di tutti, l’harem. Le awalim si esibiscono in gruppi esclusivamente femminili nelle residenze dei nobili durante l’epoca ottomana e godono di una buona reputazione nella società. Riservate e schive, escono dalle loro case solo velate, e si accompagnano agli eunuchi per recarsi negli harem dei nobili e intrattenere le donne. Le awalim hanno diverse abilità, in quanto danzano, recitano poesie, suonano e cantano. Il loro particolare genere di canto, è una composizione chiamata “taqtuqa” che tratta temi d’amore. Quando Napoleone Bonaparte invade l’Egitto, le awalim fuggono dal Cairo e vi fanno ritorno solo dopo il ritiro dell’armata francese, per il loro rifiuto di assoggettare la propria arte agli invasori. A inizi del Novecento, per le awalim nascono nuove opportunità lavorative, grazie alla crescente domanda della loro presenza nei matrimoni dei benestanti borghesi. Fino a quando, però, dagli anni Trenta, inizia il declino di questa forma d’arte a causa dei cambiamenti nel gusto dell’intrattenimento e dell’affermarsi del cosiddetto stile di danza “cabaret”.
Le ghawazi

Il termine “ghawazi” è il plurale femminile di “ghazi”, che vuol dire “conquistatore” e, nello specifico, si riferisce alle danzatrici che catturano il cuore del pubblico. Le ghawazi appartengono ad una tribù le cui origini, per quanto incerte, possono ricondursi ad una matrice gitana. La tradizione artistica delle ghawazi viene tramandata oralmente di generazione in generazione. Esercitano la loro professione nelle piazze pubbliche, dove danzano a viso scoperto, in mezzo alla folla, e la loro danza è caratterizzata dai forti movimenti di bacino ed è accompagnata dal ritmo di sagat e dal req. I loro costumi sono riccamente decorati, le loro mani e piedi sono dipinti con l’henne e gli occhi truccati con il khol. Oltre che danzatrici, molte ghawazi sono anche dedite alla prostituzione e, quando Napoleone Bonaparte invade l’Egitto, lavorano alacremente per i soldati. Tuttavia, la loro presenza causa grandi problemi di gestione e di ordine e, per questo motivo, quattrocento ghawazi vengono giustiziate. Il giudizio morale su di loro è pessimo, soprattutto perché scredita l’immagine delle donne musulmane, in quanto le musulmane ghawazi arrivano a concedersi persino ai cristiani europei. Per questo, nel 1834, Mohammed Ali decide di fermare la smodata dissolutezza delle ghawazi e, così, alle danzatrici viene proibito di entrare al Cairo e nei suoi dintorni, con punizioni severe che comprendono anche l’esilio. In questa situazione, alcune ghawazi decidono di rifarsi una vita sposandosi con qualche uomo rispettabile, mentre altre scelgono di allontanarsi di propria volontà per raggiungere qualche città dell’Alto Egitto, dove diventano una forte attrattiva per i viaggiatori europei. Edward William Lane, orientalista, traduttore e lessicografo britannico, nel 1836, al ritorno dal suo viaggio in Egitto, pubblica “Manners and Customs of the Modern Egyptians” dove descrive le ghawazi come donne affascinanti che praticano una danza energica dai repentini e vibranti movimenti di fianchi e che definisce come “the most abandoned of the courtesans of Egypt”.
Sitografia:
- Roushdy, Noha - Baladi as performance: Gender and Dance in Modern Egypt, Surfacing: An Interdisciplinary Journal for Gender in the Global South, 2010
- williamhpeck.org/the_dancer_of_esna
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